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News - 12/04/2021

Il virus cambia vestito, possibili nuove vaccinazioni in autunno

Il virus cambia vestito e lo fa con una capacità diversa da altri virus più o meno stabili. Si adatta per la sua sopravvivenza. In che modo?

«Durante il processo di replicazione di sé stesso nonostante abbia un meccanismo di riparo del DNA questo non è super efficiente, quindi genera delle mutazioni “random e per errore”. Tali mutazioni si accumulano nel genoma del virione dando vita ad un diverso fenotipo di virus che può infettare ancora e vincere continuando a generare una famiglia di virioni simili. Il resto lo fa la selezione naturale e la “fitness”: chi si adatta di più, sarà quello vincente. Per questa ragione non si può escludere che fra ottobre e novembre sia necessario un nuovo ciclo di vaccinazioni».

Lo afferma Massimo Zollo, genetista, coordinatore della Task Force Covid-19 del CEINGE (progetto finanziato dalla Regione Campania), sulla scorta dei risultati di un recentissimo studio, effettuato nei laboratori di via Gaetano Salvatore. Nel virus isolato dal tampone di una paziente di Novara dal virologo Francesco Broccolo, dell’Università Milano Bicocca e direttore del laboratorio Cerba di Milano, i ricercatori del CEINGE, guidati da Zollo, hanno trovato caratteristiche della variante inglese e caratteristiche della variante nigeriana. E ciò grazie al lavoro di sequenziamento, analisi genetica e bioinformatica dei dati, eseguito da Ettore Capoluongo e Giovanni Paolella (professori dell’Università di Napoli Federico II e Principal Investigator di CEINGE), Angelo Boccia, Veronica Ferrucci e Rossella Tufano (ricercatori CEINGE).

«La variante Novara ha mutazioni di tipologia Nigeriana (80%) e di tipologia UK (20%). È importante perché fa vedere per la prima volta un insieme di mutazioni diverse nel gene Spike – spiega il professor Zollo –. Il fatto che virus che infettano l’uomo in punti diversi del pianeta, a distanza di migliaia di chilometri tra loro, generino le stesse mutazioni nel proprio genoma, fa capire che la scelta di quella mutazione da un vantaggio al virus stesso per sopravvivere in quel particolare habitat o particolare tipo di razza umana infettata. C’è da dire anche che la variante di Novara non si è molto diffusa in Italia, sembra quindi che quel virione non abbia il vantaggio di pressione selettiva positiva, bensì negativa, ragion per cui non replicherebbe».

«Dobbiamo vaccinarci tutti – raccomanda Zollo –, ora tutto sta nell’inibire l’ingresso del virus nella cellula umana e il vaccino è stato disegnato per bloccare l’interazione di Spike su Ace2 nel sito RBD. Il paradosso sarà che dopo la prima vaccinazione selezioneremo varianti che superano questo blocco con mutazioni in RBD o ancora più importante in altre regioni del genoma (vedi nuove mutazioni in N) che daranno un vantaggio al virus per replicarsi. Se ora ci sono già varianti che fanno legare meglio Spike a ACE2, esempio quella giapponese (ricordo variante presente già in Nigeria, ma non nel virus UK), dobbiamo identificare queste persone isolarle per evitare che il virus si ripropaghi. Ma è necessario un programma massiccio di sequenziamento: bisognerebbe identificare potenziali nuove mutazioni e andare avanti con lo studio di nuovi vaccini anticorpi monoclonali».

Alessandra Buono