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@CEINGE2025

Dopo il morbo di Alzheimer, la malattia di Parkinson è la seconda malattia neurodegenerativa più comune nella popolazione mondiale. Le sue manifestazioni cliniche comprendono sia sintomi motori, come tremori a riposo, bradicinesia, rigidità e instabilità posturale, che sintomi non motori, come costipazione, depressione e disturbi del sonno. Nelle fasi avanzate della malattia possono emergere anche deficit cognitivi, allucinazioni e discinesie da L-DOPA, il farmaco antiparkinsoniano più utilizzato. Sebbene la malattia di Parkinson colpisca entrambi i sessi, esistono notevoli differenze specifiche di genere in termini di incidenza, manifestazioni cliniche e risposta al trattamento. Infatti, un numero crescente di prove scientifiche suggerisce che gli ormoni sessuali, in particolare gli estrogeni, possono esercitare effetti neuroprotettivi nella degenerazione dei neuroni dopaminergici. 

Un network di ricercatori interamente italiano, composto da neuroscienziati, biochimici, chimici e neurologi, ha messo in evidenza l’esistenza di alterazioni metaboliche nel sangue dei pazienti con la malattia di Parkinson, non ritrovate nei soggetti di controllo sani. Lo studio, condotto dal centro di ricerca CEINGE Biotecnologie Avanzate Franco Salvatore di Napoli, ha evidenziato, attraverso tecniche innovative di spettroscopia NMR e di spettrometria di massa, che esistono significative anomalie del metabolismo degli aminoacidi e di molecole implicate nel metabolismo energetico mitocondriale.

I risultati della ricerca, coordinata da Alessandro Usiello, che al CEINGE dirige il Laboratorio di Neuroscienze Traslazionali ed è ordinario di Biochimica clinica presso l’Università della Campania Vanvitelli, insieme ad Enza Maria Valente, responsabile del centro di ricerca in Neurogenetica della Fondazione Mondino di Pavia e ordinario di Genetica medica dell’Università di Pavia, con la partecipazione dei professori Andrea Urbani dell’Università Cattolica Sacro Cuore e Anna Mari D’Ursi dell’Università di Salerno, sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica inglese NPJ Parkinson’s Disease* del gruppo editoriale Nature.

«Questo studio esplorativo - commenta Alessandro Usiello - se confermato anche in altre più ampie casistiche di pazienti, potrebbe rivelare nuovi scenari e portare ad approcci terapeutici combinati (compresi quelli nutrizionali) finalizzati a migliorare il metabolismo amino acidico sistemico dei pazienti ed in ultima istanza a favorire l’efficacia delle terapie farmacologiche dopaminergiche, strettamente mirate alla mitigazione delle alterazioni cerebrali associate al Parkinson». 

«Sebbene la nostra ricerca supporta da un punto di vista biochimico l’esistenza di complesse alterazioni del metabolismo sistemico associate alla neurodegenerazione dopaminergica tipica della malattia di Parkinson - prosegue il neuroscienziato -, restano ancora da chiarire le cause molecolari di queste anomalie. In particolare, è importante comprendere in futuro se le alterazioni del metabolismo riscontrate nei pazienti con il Parkinson, possono essere influenzate dalle differenze di sesso e di genetica dei pazienti».

 

https://www.nature.com/articles/s41531-025-01126-5

Alessandra Buono
Rassegna Stampa