predisposizione cancro
News - 12/09/2019

Predisposizione al cancro, la importanza della consulenza genetica per diagnosticare e curare in tempo il tumore nei bambini

Le sindromi da predisposizione al cancro sono dovute alla presenza di varianti genetiche a carico del DNA germinale, ovvero la quota di DNA che viene ereditata dai genitori. Ad esse si ascrive un ruolo sempre più rilevante nell'eziologia di molti tumori pediatrici. Infatti, è stato stimato che l'8-10% dei bambini affetti da cancro soffra di una sindrome da predisposizione genetica. Tuttavia, tale percentuale è probabilmente sottostimata, e ciò è dovuto principalmente alla mancanza di una adeguata consulenza alla base dei test genetici.

Il gruppo del laboratorio di Genetica delle malattie dell’età evolutiva del CEINGE, che da anni studia le sindromi da predisposizione al cancro nei piccoli pazienti oncologici, ha di recente descritto una casistica di 40 bambini affetti, analizzati nel biennio 2016-2018 presso l’Unità Operativa Complessa di Genetica medica della Federico II.

All’interno di questa casistica sono stati identificati 20 pazienti con predisposizione oncologica ereditaria. Tale diagnosi, oltre a fornire una spiegazione alla famiglia sul perché di tale evento, consente al piccolo di iniziare un protocollo di sorveglianza, permettendo di diagnosticare precocemente (e quindi con minore impatto clinico) ulteriori tumori che purtroppo sono comuni nei pazienti affetti da tumori di natura ereditarie. Tali risultati hanno risvolti anche sulle famiglie di origine. In molti casi, infatti, tali alterazioni sono risultate ereditate da uno dei due genitori. Estendere la ricerca delle mutazioni causative e il conseguente screening ha permesso di identificare in alcuni casi tumori nei parenti dei bambini affetti, permettendo una prognosi migliore anche in questi ultimi.

La strategia diagnostica utilizzata è estremamente personalizzata data l’importante eterogeneità di tale casistica in termini di istologia. Di ogni paziente sono valutati l’anamnesi familiare e personale, oltre che le caratteristiche oncologiche. Sulla base di tali valutazioni ciascun paziente è quindi indirizzato, laddove ritenuto utile, al test genetico più appropriato (vedi figura). Dopo il test genetico ogni bimbo viene rivalutato e, se positivo, riaffidato alle cure dell’oncologo che effettuerà lo screening consigliato. In caso di negatività i pazienti sono rivalutati per la possibilità di continuare l’iter diagnostico, soprattutto attraverso test che utilizzano il sequenziamento di nuova tecnologia.

Questo studio, inoltre, pone l’attenzione sul dato, finora poco approfondito, che i riarrangiamenti cromosomici giocano un ruolo rilevante non solo nell’eziopatogenesi dei tumori sporadici, ma possono, altresì, essere molto rilevanti anche nell’ambito delle predisposizioni oncologiche ereditarie. Infatti, i risultati di tale lavoro mostrano che il 25% dei pazienti con diagnosi conclusiva presenta positività per microriarrangiamenti che coinvolgono oncogeni o oncosoppressori.

La ricerca è frutto di una collaborazione tra l’unità di Oncologia Pediatrica dell’A.O.R.N. Santobono-Pausilipon, l’UOC di Genetica Medica dell’A.O.U. Federico II e il CEINGE-Biotecnologie Avanzate.

Leggi il lavoro su PubMed

Achille Iolascon *
*Ordinario di Genetica medica, Università degli Studi di Napoli Federico II, primario UOC Genetica medica dell’AOU Federico II