fotocredits@ceinge
News - 24/12/2020

Approccio molecolare per la prevenzione e la cura delle malattie, anche di quelle virali

Pubblichiamo un estratto dell'intervista rilasciata al quotidiano Caserta2 dal professor Nicola Zambrano, docente di Biologia molecolare dell'Università Federico II e Principal Investigator del  CEINGE.

Il Ministro della Salute, Speranza, ha  annunciato che a metà gennaio inizierà  la campagna di vaccinazione anti-Covid, cominciando dalle categorie a rischio. Quando potremo tirare un sospiro  di sollievo e cantare vittoria, dichiarando  di avere sconfitto il virus?

"Lo sforzo organizzativo per raggiungere  una percentuale significativa di vaccinati  tra la popolazione si protrarrà  ovviamente per mesi, ma la strategia in  campo è ben chiara sin da ora, ed opportuna,  a mio avviso. La campagna  vaccinale agli inizi vedrà tra i beneficiari  non solo la popolazione anziana, che  ovviamente rappresenta la categoria  maggiormente a rischio per l’infezione  da nuovo Coronavirus, ma anche gli  operatori sanitari, il personale scolastico  e le forze dell’ordine nell’attuale  schema di priorità. Sconfiggere il virus,  tuttavia, non sarà facile, immagino che  dovremo conviverci per diversi anni, ma  la ricerca sta facendo passi da gigante,  e sapremo affinare sempre meglio  le nostre armi per la prevenzione, con  i vaccini, e per la profilassi, con gli anticorpi  monoclonali, per controllarlo  al meglio. Sono comunque un ottimista  per natura, e ritengo che entro l’estate  potremo finalmente... respirare un pochino.  E con noi, ovviamente, respirerà  molto meglio anche l’intero Sistema Sanitario"

Lei è professore di Biologia molecolare, oltre ad essere un ricercatore di area biotecnologica: sono settori  distinti pienamente dalla virologia o  possono fornire il loro contributo nella ricerca medica mirata a debellare le varie forme di coronavirus? Se sì, in che modo? 

"Quelle che lei cita sono discipline complementari  per la soluzione di problematiche  mediche, tenga presente che  l’approccio alla medicina che si è affermato  negli ultimi anni è un approccio  “molecolare”, ed infatti gli strumenti  preventivi e per la profilassi di questa  malattia di cui abbiamo già parlato, ma  di tutte le malattie, in generale, sono  basati sulla conoscenza dettagliata dei  meccanismi che conducono alla malattia,  e sulla nostra capacità di generare  dei rimedi, grazie alle risorse tecnologiche  messe in campo dalla biologia  molecolare. I vaccini ad RNA, quelli  basati su adenovirus, le proteine virali  ricombinanti ecc., sono tutti rimedi  che nascono dalla conoscenza, e dalle  applicazioni della biologia molecolare.  Ovviamente non basta solo questo, un  Team vincente in questo settore deve  potersi avvalere di virologi, di immunologi,  di medici in grado di impostare le  diverse fasi della sperimentazione clinica  e di saperne leggere i risultati.  Sono sistemi ben rodati nella sperimentazione  medica, e la mia opinione è che  abbiano dato prova di funzionare bene ed in tempi brevissimi"

Quali sono i “campi d’azione” specifici  e peculiari della Biologia molecolare  e delle Biotecnologie? E come  possono migliorare la qualità della  salute, sia a livello preventivo che di  contrasto a specifiche patologie? 

"Le rispondo attraverso un esempio legato direttamente allea mie attività scientifiche.  Le ricerche biomolecolari possono  essere declinate in modo da soddisfare  sia le aspettative della ricerca di base,  che quelle applicative. In quest’ultimo  caso possiamo parlare di Biotecnologie,  in cui le conoscenze di base sono sfruttate  per la realizzazione di beni e servizi utili alla collettività. Tenga presente  che il mio laboratorio di ricerca si è recentemente  avvalso di un finanziamento  erogato dalla Regione Campania  a favore del CEINGE Biotecnologie  Avanzate per lo sviluppo di nuove conoscenze  e la messa a punto di rimedi  biotecnologici, diagnostici e terapeutici,  di contrasto alla COVID-19. Per  l’attività di mia competenza, all’interno della TASK-Force COVID-19 (questo  è il titolo del programma di ricerca finanziato)  mi sono ovviamente avvalso  delle mie competenze scientifiche per  comprendere i meccanismi della prima  barriera all’infezione virale che le nostre  cellule tipicamente mettono in campo  quando aggredite: sto parlando dei  meccanismi dell’immunità innata, che  sembrano essere determinanti per la diversa  suscettibilità che ciascuno di noi  espone al nuovo Coronavirus.  In realtà il mio laboratorio era già attivo  in un simile filone di ricerca, applicato  alla conoscenza del virus Herpes  simplex ed alla possibilità di sfruttarlo  come “arma” nell’immunoterapia dei  tumori, una nuova frontiera in campo  oncologico". 

In passato, fruendo di una borsa di  studio per l’estero dell’Associazione  Italiana per la Ricerca sul Cancro,  ha speso un periodo presso l’EMBL  di Heidelberg. Ci sono sviluppi nella  terapia dei tumori che stimolano alla  speranza di cure sempre più efficaci?

"Sì, certo, l’esperienza svolta in Germania,  ma anche quella più lunga, precedentemente  svolta negli Stati Uniti  d’America, mi hanno fatto appassionare  alla ricerca oncologica, che rappresenta  anche uno dei miei maggiori interessi  attuali. Come le dicevo prima, l’immunoterapia  dei tumori è l’attuale frontiera  di contrasto al cancro, che si aggiunge  a quelle tradizionali della chemio- e  della radio-terapia, e della chirurgia.  Grazie all’immunoterapia oggi si curano  tumori che prima avevano degli esiti  fatali, ma non siamo ancora in grado  di prevedere perché queste terapie non  funzionano in tutti i pazienti. Potrebbe  trattarsi di basi genetiche, ambientali, o  di caratteristiche legate al tumore stesso,  ma soprattutto delle combinazioni di  questi diversi fattori. Un puzzle molto  complicato, certamente. Nel frattempo,  numerosi laboratori stanno contribuendo  ad ampliare l’arsenale di farmaci  biologici anticancro, in maniera da poter  adottare con sempre maggior precisione  regimi terapeutici personalizzati.  Ne vedremo delle belle, di certo, nei  prossimi anni"

Che ruolo svolge nell’associazione  culturale DISCISMUS? e quali ne  sono le finalità? 

"L’Associazione Culturale DiSciMuS  RFC è nata dall’intento di un gruppo locale  di docenti, studenti e professionisti  di voler incidere su tre pilastri: la Ricerca  scientifica, la Formazione universitaria  e pre-universitaria, e la diffusione  della Cultura scientifica.  Oltre ad essere stato uno dei Soci fondatori,  ne presiedo il Consiglio direttivo.  Nel corso di questi anni abbiamo contribuito  alla formazione di numerosi  Soci della nostra area, abbiamo fatto  ampia divulgazione scientifica, oltre ad  aver finanziato programmi di ricerca  scientifica nei campi dell’oncologia e  delle malattie metaboliche dei neonati.  Sono tutte attività che hanno portato i  loro frutti, in ambito locale, nazionale  ed internazionale, ma quella di cui  vado più fiero è legata alla diffusione  della cultura scientifica, nei settori  della biomedicina e della bioetica. Abbiamo  infatti partecipato a numerose attività  divulgative, e coinvolto in queste  attività numerose scolaresche dei Licei  del nostro territorio.  Tenga presente che abbiamo anche svolto,  per 4 edizioni, il concorso scientifico-  letterario Scribendo discimus, cui  hanno partecipato i più brillanti studenti  dei Licei campani, chiamati a cimentarsi  nell’elaborazione di saggi brevi  su tematiche scientifiche derivanti dalle  scoperte dei Premi Nobel.  Quello scientifico rappresentava solo un  pretesto per trattare questi argomenti  secondo i risvolti sociali, economici e  morali di ricerche, rivelatesi fondamentali  per l’Umanità.  Purtroppo l’emergenza COVID-19 ci  ha molto rallentati, e la V edizione del  concorso non abbiamo potuto tenerla,  quest’anno. Siamo invece riusciti ad  organizzare, per il secondo anno consecutivo,  il Premio Prof. Enzo De Simone,  in memoria di un illustre collega scomparso  pochi anni fa. Il Premio è “per la  migliore tesi sperimentale in Biotecnologie  Mediche” dell’Ateneo federiciano,  e giovedì 18 dicembre p.v. premieremo il  vincitore/la vincitrice di quest’anno.  I candidati al premio concorrono per  l’assegnazione di un contributo di 1000  €, da utilizzare per la loro formazione  post-lauream in Ricerca.  Io e miei Soci non aspettiamo altro che  lasciarci alle spalle questa epidemia,  anche per riprendere appieno le nostre  attività scientifiche e divulgative"